Cantano felici e profondamente coinvolti nell’evento di cui sono protagonisti i venti bambini, fra i 6 e i 10 anni, del coro delle voci bianche della parrocchia dei Cappuccini.
Siamo nel cuore popolare di Catania. Fuori c’è via Plebiscito, con le sue trattorie dove si arrostisce all’aperto la carne di cavallo. Più avanti il quartiere di San Cristoforo, dove a partire dal 2025 saranno avviati interventi straordinari, di sicurezza sociale e ambientale, sul modello Caivano.
Nella parrocchia dei Cappuccini stiamo assistendo a uno spettacolo straordinario. Quei bambini che cantano lieti, guidati da alcuni maestri del coro e chitarristi, erano fino a poco tempo fa nel novero degli “invisibili”. Alcuni a causa di gravi problemi familiari erano in dispersione scolastica, altri gravati dal pesante marchio del quartiere in cui vivono erano rinchiusi nel loro nucleo familiare. Eppure durante il concerto i protagonisti sono loro fra lo stupore e l’orgoglio dei parenti, del parroco e del pubblico che assiste allo spettacolo.
In chiesa risuonano canti in italiano, in dialetto siciliano e uno in napoletano, composto per l’occasione da un cantautore del quartiere.
Quei bambini che cantano nel coro sono gli stessi che frequentano il percorso della catechesi parrocchiale e alcuni di loro seguono anche durante la settimana “Portofranco”, il doposcuola gratuito gestito dai volontari dell’Associazione Cappuccini Odv nella vicina via Raciti, e d’estate il Grest.
Si apre per questi bambini un orizzonte ampio, una grande famiglia in cui condividere la formazione scolastica, quella religiosa, iniziative canore e di convivenza. Come la festa di fine anno che si è tenuta in via Raciti assieme ai volontari e alle famiglie del quartiere. In questa occasione, ad allietare la serata, sono venuti anche un bel gruppo di universitari.
Dal basso, attraverso iniziative di condivisione dei bisogni, e con l’aiuto del parroco e di tanti volontari (i catechisti della parrocchia, l’Associazione Cappuccini, il Banco di solidarietà, i maestri del coro) sta nascendo un progetto unico ed efficace di contrasto alla povertà educativa. Un percorso che non parte (e non finisce) da e con progetti finanziati da enti pubblici, ma dal desiderio di condividere alcuni bisogni essenziali. E per questo non presenta limiti, né temporali né di contenuti (come quelli che accompagnano le iniziative sostenute finanziariamente dalle istituzioni).
Un percorso, perciò, che guarda solo al bene complessivo dei ragazzi e delle loro famiglie. Coro, catechismo, doposcuola, Grest non sono allora attività a sé stanti, ma tappe di un unico cammino per dare un nuovo orizzonte ai ragazzi delle periferie. E renderli effettivamente protagonisti nella realtà in cui vivono.
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